sabato 31 marzo 2012
Ciao Vigor!
La tua foto la guarderò ogni giorno, tra l'autografo di Ben Harper e l'orologio col gufo.
Il tuo numero sarà altro tatuaggio sul mio corpo.
Per esserci stato, grazie comunque.
Per quegli abbracci...
Ciao Vigor!
domenica 22 gennaio 2012
Tradizioni raffinate
un vecchio che spinge una carrozzina di bambù con un bambino e, accanto, una bella gabbia con un uccello.
Per un cinese avere un canarino o un usignolo non vuoi dire tenerlo a casa come fosse un soprammobile. Vuoi dire avere un compagno con cui si va a passeggio, con cui si chiacchiera e si gioca.
Quando ancora è buio, e il sole balugina appena all’orizzonte, decine di vecchi sono già in coda davanti ai cancelli dei parchi pubblici di Pechino, ciascuno con una gabbia che fa dondolare ritmicamente con la mano. Le gabbie vengono appese ai rami degli alberi e, mentre gli uccelli cantano, i vecchi, sotto, parlano degli uccelli e delle gioie che questi danno.
Le gabbie sono di vario tipo, ma ognuna è un capolavoro in miniatura con le sue porte scorrevoli, le tazzine di porcellana, spesso antica e nello stile dei vasi più famosi, a volte persino con un vasetto e un minuscolo fiore che l’uccello dovrebbe godersi, cantando di gioia alla sua vista. Le gabbie cinesi, contrariamente a quelle occidentali, non hanno all’interno un’altalena sulla quale l’uccello dondola rafforzandosi le gambe. Sono i vecchi che, camminando, fanno oscillare l’intera gabbia in modo che non solo gli uccelli si rafforzano dovendosi tenere in equilibrio ma loro stessi fanno ginnastica coi polsi ed evitano così i reumatismi. Finezze d’Oriente.
Tiziano Terzani, Un mondo che non esiste più, Longanesi, 2010.
domenica 15 gennaio 2012
Il mio sogno era stato il loro incubo
lunedì 26 dicembre 2011
E il mio futuro?
Il male si trasmette di generazione in generazione: la persona stregata si converte in stregone proiettando sui figli ciò che prima era stato proiettato su di lei...a meno che non si acquisti consapevolezza spezzando così il circolo vizioso. Non dobbiamo avere paura d'immergerci profondamente in noi stessi per affrontare l'orrore della mancata realizzazione.
Dal momento che ne abbiamo preso consapevolezza, in un modo o nell'altro anche la famiglia comincia ad evolvere, e non soltanto i vivi, ma anche i morti: il passato non è inamovibile, ma cambia a seconda dei punti di vista.
L'albero genealogico si comporta, con tutte le sue componenti, come un individuo, come un essere vivente. Ho chiamato lo studio di questi problemi "psicogenealogia". L'inconscio non è scientifico, è artistico. Il paziente deve fare la pace col suo inconscio, non deve liberarsi di lui ma trasformarlo in alleato. Se impariamo il suo linguaggio, si mette a lavorare per noi.
Alejandro Jodorowsky, La Danza della Realtà, 2001
La danza della realtà
Pensai che potevo diventare un santo civile: la santità non doveva essere necessariamente legata alla castità o alla rinuncia. Un santo civile poteva benissimo evitare di entrare in un tempio e non aveva nemmeno bisogno di venerare un dio con un nome ed un'immagine predefiniti. Quest'uomo, con una coscienza non soltanto sociale, non soltanto planetaria, ma anche cosmica, essendo stato capace di andare al di là degli interessi esclusivamente personali avrebbe saputo agire a vantaggio del mondo. Sentendosi unito all'universo, i dolori degli altri erano i suoi dolori, ma le gioie degli altri erano anche le sue gioie. Sapeva compatire ed aiutare il bisognoso, così come plaudire all'uomo di successo, sempre che questi non fosse uno sfruttatore. Il santo civile sentiva di possedere il pianeta: l'aria, le terre, gli animali, l'acqua, le energie di base erano suoi, e si comportava come fosse il padrone, badando sempre a non danneggiare le sue proprietà. Il santo civile era capace di generosi atti anonimi. Amando l'umanità, aveva imparato ad amare se stesso. Sapeva che il futuro della razza umana dipendeva da coppie in grado di raggiungere una relazione equilibrata. Il santo civile combatteva perchè venissero trattati bene non soltanto i bambini ma anche i feti: questi ultimi andavano protetti dalla coppia nevrotica che li aveva generati modificando la velenosa industria del parto. E combatteva anche per liberare la medicina dalle grandi industrie che fabbricavano droghe più dannose delle malattie. Giungere alla bontà del santo civile - estraneo ad ogni setta, dolcemente impersonale, capace di stare accanto ad una moribonda di cui non conosce il nome con la stessa devozione che riserverebbe a sua figlia, ad una sorella, una madre - mi pareva impossibile. ma ispirandomi ad alcune favole iniziatiche in cui gli eroi sono scimmie o pappagalli, o cani, tutti animali che hanno il dono dell'imitazione, decisi di adottare la loro tecnica. Di copia in copia, ogni giorno sarei pervenuto all'azione autentica.
Pensare all'imitazione della santità civile aveva dato una giustificazione alla mia vita. Eppure, nel tentativo di mettere in atto quella che era soltanto teoria, ho commesso grandi errori.
giovedì 14 luglio 2011
Una visione della vita
venerdì 27 maggio 2011
ORA
martedì 26 aprile 2011
L'architetto non è un'artista
Di una cosa sono assolutamente certo: niente è più pericoloso che consentire ad uno studente di pensare che una laurea in architettura sia allo stesso tempo il diploma di un'artista. Un architetto è un capomastro che, con il linguaggio espressivo più difficile conosciuto dal genere umano, ovvero la lingua del funzionalismo, della statica, della tecnologia della costruzione, risolve problemi concreti e, se la Provvidenza lo ha sufficientemente dotato, realizza forme di bellezza. Solo a pochi privilegiati riuscirà fare la somma di così tanti e spesso contrastanti elementi di un'espressione d'arte. In ogni caso, questo parere, per essere valido, deve essere accettato e confermato dal tempo, poiché l'architettura non ammette la frivolezza della moda e l'entusiasmo per le tendenze del momento. Per la grande maggioranza degli architetti sarà sufficiente ottenere, per soddisfare pienamente le esigenze funzionali, costruttive ed economiche, un aspetto estetico di soddisfacente correttezza.
lunedì 14 marzo 2011
mercoledì 2 marzo 2011
Libertà. Di chi?
...adesso quelle masse premono alle nostre frontiere pronte a entrare. Sono milioni ed il Vecchio Continente non sa cosa fare, al massimo balbetta frasi senza senso, ipotizzando addirittura missioni di pace in Paesi di guerra, le quali, per un'Unione priva di un proprio esercito e che non ha saputo trovare una soluzione per l'Afghanistan, sono la dimostrazione massima di ipocrisia ed incapacità. Fino a pochi giorni fa molte cancellerie europee esultavano di fronte alla caduta dei dittatori del Maghreb, quasi che le rivolte fossero l'avvio di una stagione di democrazia e libertà per il Nord Africa. Nessuno si è chiesto perché cadessero i regimi più morbidi e non quelli feroci tipo l'Iran. Nessuno ha riflettuto sul fatto che non sempre c'è relazione tra le condizioni di vita delle fasce popolari di quei paesi e la voglia di buttar giù il tiranno. In Sudan il reddito pro capite lordo è di appena 2.377 dollari eppure non ci sono state rivolte, mentre la ribellione è scoppiata in Libia, uno degli Stati in cui il reddito è superiore a quello di Romania, Serbia e perfino Brasile. Non sono la molla economica, la pancia vuota e la disoccupazione che hanno scatenato la voglia di abbattere il despota...Egitto, Tunisia, Libia. Tutti affacciati sul Mediterraneo, tutti a due passi dalle coste di Italia, Spagna e Grecia...Purtroppo di fronte a quello che rischia di trasformarsi in esodo biblico, in un'occupazione senza armi, almeno per ora, la UE non sa cosa fare. Essendo una mera espressione geografica, un'immensa burocrazia senza lingua, leggi, cultura comune e pure senza esercito, sta a guardare e ci condanna ad arrangiarci. Anzi, ci condanna e basta, perchè appena alziamo un dito per rimandarli da dove sono venuti l'Europa ci sanziona...
venerdì 17 settembre 2010
Non c'erano fabbriche, perciò niente contorno di capannoni, di pali, di muri, di terra arida sconvolta e sassosa; paese e campagna respiravano con gli stessi polmoni. Le stesse ore, le stesse voci, gli stessi rumori: campane, ranocchie, ferrai, cicale, grilli, giocatori di morra, canto di donne, richiami alla voce; il rumore dei primi motori, riconoscibili come persone, si mescolava agli altri senza distruggerli.
sabato 7 agosto 2010
Bedrooms of the fallen
Le stanze da letto dei caduti...alcune stanze, dei 5mila morti americani nella guerra in Iran ed Afghanistan. Senza patriottismo, senza colori, senza giudizi. Ma con il disagio profondo di vedere segni di giovani persone che sono morte lontane da casa, con la paura nel cuore ed il pensiero alla propria famiglia...
Un equilibrio
domenica 25 luglio 2010
A cosa serve l'arte
mercoledì 26 maggio 2010
Al cuore dell'uomo
lunedì 26 aprile 2010
domenica 18 aprile 2010
sabato 17 aprile 2010
Gli occhi di Pasternak
Il mondo, Pasternak lo guardava attraverso la cura dell'orto, le finestre spesse della sua dacia, il premio nobel rifiutato, i gerani che lui amava, una malattia dovuta alla grande sofferenza di un uomo geniale ma messo a dura prova da un ambiente a lui vicino ostile, cupo, volgare. Lo guardava, il mondo, anche attraverso la sua televisione; le immagini in bianco e nero che uscivano dal piccolo schermo erano ingrandite dall'acqua che andava versata nell'intercapedine della doppia placca di plastica posta sul fronte.
Dichiarazione
E' il titolo di una poesia di Boris Pasternak. Il fatto di essere bloccato a Mosca, senza certezze sulla data del ritorno del nostro viaggio stampa organizzato da Wind Jet e Columbia Turismo, passa in secondo piano rispetto alla meraviglia di questa mattina, quando ho visitato la casa in cui Pasternak ha passato gli ultimi decenni della sue esistenza. Al secondo piano, la sua scrivania, quella su cui scrisse "Il Dottor Zivago", un testo osteggiato dal regime a tal punto che venne pubblicato per la prima volta in Italia, nel 1957, ed arrivò invece in Russia in via ufficiale solo nel 1988. Durante la visita, ad accompagnarci una guida che recitava a memoria le sue poesie, ed il trasporto con cui lo faceva era perfetto per evidenziare l'incredibile sonorità di quei testi; con quel linguaggio musicale, con quella forza di espressione, con quell'amore, le poesie hanno emozionato pur non avendone capito una sola parola.
Dichiarazione
fare impazzire, eroismo.
E io dinnanzi al miracolo di mani,
schiena, spalle e di un collo di donna
con devozione di servo
la vita tutta riverisco.
Ma per quanto la notte m'incateni
con un anello d'angoscia,
più forte è al mondo l'aspirazione ad evadere
e la passione attira alle rotture.
mercoledì 14 aprile 2010
A Mosca
Mosca. 13 milioni di abitanti. tredici. lo chiamano viaggio stampa. sono stato in cabina col pilota che dice “prima volta in cabina?” rispondo “sì” ribatte “anche per me” e ride. fa più caldo che a casa. la guida dice “quello che è dorato è dorato” ed intende che quel che luccica è davvero oro, in metropolitana. e luccicano anche i pavimenti, pulitissimi, come tutta la città. la “s” qui si scrive con la “c”, e allora tutti a fotografare la scritta “cassa”. la chiesa di san basilio è fragolaepannacremaepistacchio. la benzina costa mezzo euro. la metropolitana 20 centesimi, e se non esci puoi viaggiare quando e dove vuoi. ma lo stipendio medio è 900 euro. per poco non compro a 10 euro un colbacco bianco che il venditore sponsorizza con un cartellino che recita “rabbit”. nella piazza rossa il mausoleo di lenin non ci sta proprio per niente. c’è pure una statua per marx, talmente squadrata che qui è chiamata “il frigorifero”. al funerale di stalin tale era la fila che sono morti calpestati in 200 e la guida dice “quel boia se li è portati via anche da morto”. i magazzini gum vendono merce italiana al triplo del prezzo. il merluzzo della cena sapeva di macchicken. la birra di birra. il caffè d’acqua calda. l’acqua di rubinetto, ma il pane era buono. qui hanno solo vittorie, quando le battaglie le hanno perse non si sa.
martedì 13 aprile 2010
Lo sguardo verso l'alto
giovedì 8 aprile 2010
venerdì 26 marzo 2010
Qualcuno al quale tu possa andar bene
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te, e sarà difficile incontrare qualcuno al quale tu possa andar bene cosi!
Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un opera di teatro, che non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca senza applausi.
venerdì 19 marzo 2010
Miracolosamente non ho smesso di sognare
...i passi svelti della gente
la disattenzione le parole dette senza umiltà
senza cuore così solo per far rumore...
venerdì 12 marzo 2010
La fedeltà non è un dovere, ma rende l'amore completo
Un tempo valeva la doppia morale, l'uomo pretendeva la fedeltà ma lui non era tenuto ad essere fedele. Oggi maschi e femmine sono sullo stesso piano. Dalle lettere che ricevo vedo che numerose donne sposate hanno un amante infedele e a cui sono infedeli, al punto che mi viene voglia di dire loro: «Ma perché non provate di nuovo con vostro marito, ripartendo da capo, cercando di amarvi davvero, con un vero erotismo e con una vera fedeltà?» Molti credono che sentimenti come l'esclusività, la fedeltà e la gelosia appartengano al passato, rappresentino una debolezza di cui nel mondo moderno si deve fare a meno. Per cui, anche se ami e sei riamato, ogni tanto puoi fare sesso con un altro e non succede niente, il vostro amore, la vostra relazione non ne viene alterata. Ma non è vero. Quando non c'è un amore puoi fare come vuoi, ma se sei innamorato devi stare attento perché l'amore è come un’opera d'arte, come una sinfonia in cui non puoi mettere dentro degli altri suoni a casaccio senza deformarla e distruggerla. E' poi un errore considerare la fedeltà solo un dovere. Nel grande amore essa non nasce dal dovere ma dal piacere.
Lo esprime con grande chiarezza questa donna quando scrive «Non andrò mai con un altro perché non voglio sciupare, inquinare le stupende sensazioni che provo con te. Basterebbe un contatto per intossicare irreparabilmente la loro purezza. Come una goccia di veleno inquina un'ampolla di acqua purissima, come mangiare la mela dell'albero maledetto nel paradiso terreste. La fedeltà ci concentra totalmente sul nostro amato, intensifica il nostro desiderio per lui e ci rende la vita divina. Questo vale anche per te. Se tu andassi con un'altra donna perderesti la strada che riconduce all'incantesimo che abbiamo raggiunto insieme». Nella passione amorosa la fedeltà viene desiderata perché rende l'amore completo. Chi si lascia tentare non potrà più ritrovare la totalità perduta perché una parte della sua anima sarà sempre lontana. E vorrei concludere questa mia dichiarazione eretica dicendo che non è nemmeno vero che il piacere massimo si ottiene cambiando continuamente partner. E’ una vecchia concezione maschilista di cui oggi si sono convinte anche numerose donne. Ma è falsa. Per raggiungere la pienezza del piacere occorre tempo, devi conoscere a fondo la persona che ami, accettare di amarla senza paura, senza orgoglio, senza tabù, senza mentire e cercare l'intimità totale, il piacere totale , l'abbandono totale.
(Francesco Alberoni, Pubblico&Privato, Il Corriere della Sera, lunedì 8 marzo)
mercoledì 10 marzo 2010
giovedì 25 febbraio 2010
Creatività irruenta
venerdì 19 febbraio 2010
Cattivi ragazzi
martedì 16 febbraio 2010
Le care piccole cose che scompariranno
...obsoleto è ciò che è stato solito, comune, che abbiamo dato per scontato. E poi è passato: un oggetto, un modo di dire. E' finita l'era dell'"attimino", tramonterà anche quella dell'"assolutamente sì". Ma è scomparso anche il salumiere, sostituito da supermercati sempre più piccoli e diffusi. Resistono invece le sartine, per orli e aggiustamenti, ma in casa ormai nessuno rammenda le calze bucate. Sono rimasti in pochi a scrivere lettere vere, di carta: la mail è più veloce ed economica, ma ai giovanissimi anche la posta elettronica sembra vecchia...
venerdì 12 febbraio 2010
Poi ho dormito molto bene
Ieri sera, sotto quella breve nevicata dagli enormi fiocchi, è risalita alla mente la prima canzone che mi ha aperto il cuore. Era il 1989. Non c'è stato fastidio per averla dimenticata, ma solo gioia, per il dono di essersi fatta riscoprire. Stupore, meraviglia, gratitudine.
lunedì 8 febbraio 2010
giovedì 4 febbraio 2010
Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita...
Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi della mia vita tutti in una volta.
Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.
Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell'altro mondo, ma anche in questo.
Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.
Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così il silenzio e l'ascolto sono necessari alla vita dell'anima.
Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò. E mi guarderò dai due malanni: la fretta e l'indecisione.
Solo per oggi saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che l'esistenza si prende cura di me come nessun altro al mondo.
Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nell'Amore.
Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita.
Papa Giovanni XXIII
mercoledì 3 febbraio 2010
martedì 2 febbraio 2010
Contro la recessione: uscire dalla palude mentale
La recessione economica si manifesta prima di tutto come crisi della fantasia, della creatività, chiusura nel recinto ristretto dove non rischi nulla, neanche la fatica di pensare. Se non puoi agire, infatti, smetti di progettare e poi smetti anche di immaginare, di sognare. E' il contrario di quanto avviene nelle grandi fasi di espansione. Dopo la Seconda guerra mondiale c'e stato un impetuoso sviluppo economico perché tutti sognavano un mondo nuovo.
La creatività non è stata solo economica, ma in tutti i campi. Nella scienza ricordiamo la scoperta del DNA, la teoria dell'informazione, la teoria del caos. Nel cinema registi come Fellini, Hitchcock e attori come Marlon Brando, Sophia Loren e Marilyn Monroe. E poi grandi pensatori come Sartre, Camus, Levy Strauss, Raymond Aron.
Nell'attuale recessione invece prevalgono la paura, la prudenza, per cui non solo non fai cose nuove, ma hai paura del nuovo. Così non appaiono grandi imprenditori, grandi scrittori, grandi pensatori e, se ci sono, non vengono riconosciuti. Il pubblico riceve prodotti scadenti e si abitua al mediocre, al brutto. Qualche anno fa la trasmissione dei pacchi era tenuta da Bonolis che inventava, improvvisava creativamente ed aveva un successo tale da mettere in crisi «Striscia la notizia». Oggi è una recita piatta, stereotipata, noiosa, ma la guardano lo stesso. E così avviene per le brutte fiction e le rubriche con le solite persone che dicono le stesse cose. La gente rinuncia a capire, si accontenta della cronaca, legge biografie che sono una prosecuzione del pettegolezzo. In mancanza del nuovo arriva il mostruoso. Nelle vecchie fiere di paese c'era la donna cannone e la donna serpente. Oggi per fare audience mettono nello spettacolo una escort, un trans, due lesbiche, un principe e, se li trovano, un nano e una gigantessa. Come si esce da una stagnazione che ha, come riscontro, la chiusura delle fabbriche, il fallimento delle piccole imprese, l'incubo della disoccupazione? Lasciando prima di tutto la palude intellettuale. Non facciamoci rovinare il gusto da cattivi spettacoli, cattivi libri, cattivi film e cattiva musica. Abbiamo a disposizione tutta la più elevata cultura mondiale, approfittiamone, spalanchiamo la mente a ciò che ci arricchisce emotivamente ed intellettualmente. Studiamo, lavoriamo, inventiamoci un lavoro, una attività nuova. Facciamo quello che avremmo sempre voluto fare e a cui abbiamo rinunciato per timidezza o per paura.
(Francesco Alberoni, Pubblico&Privato, Il Corriere della Sera, lunedì 1 febbraio)
lunedì 1 febbraio 2010
L'amicizia liquida
martedì 19 gennaio 2010
Continueremo a scrivere
Continueremo a scrivere di poesia, ma senza viverla.
Che non ci bruci nel profondo, che non abbia a stupirci, che non debba capitare che ci sottragga a ciò che vediamo per darci in pasto a ciò che potremmo sentire.
Ne scriveremo, spesso con la notte, a volte di giorno.
A volte teneri, altre no, perchè certe parole mancano, certi sentimenti stentano e a piccoli passi restano sconosciuti.
Che non ci bruci, nel profondo.
domenica 17 gennaio 2010
Celebrato, o perdonato
venerdì 15 gennaio 2010
L'arte e il tempo
"Chi sono i miei contemporanei?" si domanda Juan Gelman.
giovedì 7 gennaio 2010
martedì 22 dicembre 2009
Eternamente insoddisfatto
lunedì 21 dicembre 2009
Freddie Mercury, Kurt Cobain, l'amore per le cose che si fanno
Nella lettera che accompagna il suicidio, Freddy Mercury è l'unico cantante citato da Kurt Cobain. Il riferimento a ciò che si fa, ed alla passione che vi si mette, mi richiama al cuore, prima ancora che alla memoria, Save me.
"...da troppi anni, ormai, non provo più esaltazione ascoltando musica, o creando musica, o scrivendo davvero qualcosa, e per questo mi sento in colpa al di là di quanto le parole possano spiegare. Per esempio quando siamo nel backstage e le luci si spengono e sento alzarsi il ruggito della folla, io non provo dentro di me quello che provava un artista come Freddie Mercury, che sembrava amare e trarre energia dall’amore del suo pubblico, cosa per cui lo ammiravo e lo invidiavo...".
lunedì 3 agosto 2009
Io ce l'ho fatta
Dopo oltre 6 mesi torno al Blog. Pensavo...
giovedì 20 novembre 2008
Le telecamere stanno per accendersi
lunedì 17 novembre 2008
Roll on
domenica 9 novembre 2008
Mi presento
Sono nato a Roma, ho vissuto per qualche mese in Sardegna per poi finire a Forlì. L'odore della Sardegna e del Lazio resta comunque inconfondibile, e quando ci torno è come entrare in un forno artigianale, che quella sensazione buona ti viene incontro e ti fa fiero e tenero al tempo stesso. Mi piace quel pezzo di mondo che si vede dalla finestra di Roccantica, il Cerro Antiquo sul Cammino di Santiago ed i conigli del grande parco dove vado a correre anche d'inverno. Non ho problemi con caldo e freddo, cucine di altri paesi, letti corti e bagni che funzionano male. A bugie e tradimenti, ingordigia ed avarizia, stupidità ed ignoranza, invece, non farò mai l'abitudine. Mi piacciono i soldi, di cioccolato, e le grida, dei preti che giocano a calcio, e la musica, della foresta quando nevica. Non capisco il senso del possesso, né il desiderio di potere. Ringrazio Dio per le gambe, con cui voglio fare ancora molti chilometri, e per gli occhi, ché ogni sera quando vado a letto so di non aver mai visto abbastanza. Mi sento più ingenuo che furbo, più alto che basso, parecchio tatuato, più normale di molti, più pazzo di tanti, più lettera che numero, più suono di ogni altra cosa. Vorrei aver avuto una sola donna, oppure mille, ed essermi sposato una sola volta, oppure mille. E mi innamoro tante volte al giorno, di una canzone, di una frase, di un abito che si muove col vento, di un colore, di un dettaglio della pelle, di un odore, di uno spicchio di luce, di una voce. Quando me ne andrò vorrei avere un solo rimpianto: non aver vissuto tutte le altre vite possibili, che ogni giorno mi sfiorano nello sguardo di una donna, nella possibilità di un nuovo lavoro, nel desiderio di un'impresa sportiva, nell'ipotesi di una nuova avventura, nel fascino della bellezza dietro quella curva. E chissà perchè non ci siamo baciati...